Climate walks, la parola alle esperte (parte 1)
Fabiana Corami, Beatrice Rosso ed Elisa Scalabrin, ricercatrici del CNR - Istituto scienze polari, raccontano perché non hanno nessuna intenzione di smettere di... "camminare per il clima".
Ogni anno le climate walk fanno sold out. Perché secondo voi?
Per Beatrice ed Elisa funzionano perché non c’è quel rapporto di distanza, cattedra-platea, tra scienziati e pubblico, è una chiacchierata in cui le persone si sentono libere di esprimersi e fare domande. Oltre a questo farlo all’aria aperta diventa più piacevole e meno noioso per tutte e tutti. Probabilmente il pubblico partecipante è un po’ selezionato, di persone già interessate alle tematiche, la sfida è avvicinare un pubblico più ampio per sensibilizzare e favorire il dialogo con persone meno vicine alla scienza.

Le climate walk sono dei veri e propri esempi di coinvolgimento tra scienza, territorio e comunità, dove ogni percorso diventa un’occasione per scoprire luoghi, storie, testimonianze e persone, e per rendere la conoscenza scientifica qualcosa di vissuto e non astratto, che rimane. Il pubblico che partecipa è spesso variegato, troviamo non solo appassionati di scienza o ambiente, ma anche famiglie, studenti, o semplici curiosi. È proprio questa eterogeneità a renderlo interessante, perché consente di far emergere punti di vista diversi e costruire un dialogo autentico. La nostra sfida è proprio quella di ampliare sempre di più il pubblico, coinvolgendo non solo chi è già sensibile ai temi ambientali ma anche chi solitamente si sente distante dalla scienza.
Raggiungere persone diverse, con esperienze e interessi differenti, significa arricchire il dialogo e rendere la comunicazione scientifica più inclusiva e partecipata. Un altro aspetto fondamentale di queste attività è la possibilità di conoscere e riscoprire il proprio territorio locale, camminando e permettendo di osservare da vicino i segni concreti dei cambiamenti climatici, di comprendere meglio le dinamiche ambientali e sociali che ci circondano, e di sviluppare un senso di appartenenza e responsabilità verso il luogo in cui viviamo.
“Le climate walk non solo funzionano, ma fidelizzano i partecipanti! Abbiamo avuto persone che sono tornate più volte. In questi percorsi la scienza si racconta perché è scienza vissuta, radicata nel tessuto cittadino. È qualcosa con la quale tutti si possono rapportare, a prescindere dal grado di conoscenza. Inoltre, “costringe” il relatore a comunicare con un linguaggio che non arrivi solo alla mente, ma prima di tutto al cuore dei cittadini. Questa credo che sia la vera carta vincente.” aggiunge Fabiana Corami.
Perché, come ricercatrici, ritenete importante organizzare questo tipo di attività?
In questo periodo storico molte tematiche scientifiche, anche già ampiamente dimostrate, sono messe in discussione e allo stesso tempo anche il ruolo degli scienziati è criticato perché veniamo percepiti come chiusi nei nostri laboratori, distanti dalla realtà. Per noi è fondamentale avvicinare le persone alla scienza e agli scienziati, far sapere cosa studiamo e perché, mostrare i risvolti reali e quotidiani dei nostri studi.
Le attività divulgative, come la climate walk, rappresentano occasioni preziose non solo per comunicare i risultati della ricerca, ma anche per instaurare un dialogo diretto con la società. La scienza non è un sapere isolato: cresce e si rafforza proprio attraverso il confronto, la curiosità e le domande delle persone. Rendere accessibili i processi scientifici e condividere la passione che ci guida ogni giorno può contribuire a costruire fiducia e promuovere una cultura basata sul pensiero critico e sulla maggior consapevolezza. Allo stesso tempo, per noi, è un importante stimolo poiché ci permette di guardare al nostro lavoro con occhi nuovi, di riflettere sul suo impatto e di rinnovare la motivazione che ci spinge a “scoprire” qualcosa in più dell’ambiente che ci circonda.
E Fabiana commenta: “Tutti noi siamo affamati di conoscenza e ammalati di fake news. Eventi come questo ti permettono di colmare la fame di conoscenza. Mi sarebbe piaciuto scoprirli prima perchè divulgare scienza non è solo un desiderio, è una necessità. Viviamo in un’epoca in cui la conoscenza è fruibile a colpi di click. Ma spesso non è vera conoscenza, è superficie. Parlare con le persone, ascoltare le loro domande e rispondere immersi in un angolo di paesaggio che nutre lo sguardo non nutre solo la conoscenza, ma anche lo spirito. Dovrei forse rispondere che ciò che chiede l’Europa è fare una scienza che sia per e del cittadino, che renda sempre di più il cittadino responsabile. Ma la scienza può essere anche poesia.”
Rispetto alle climate walk dell’anno scorso questa sulle barene è una new entry. Perché avete deciso di inserirla nella programmazione?
Abbiamo deciso di inserire la climate walk sulle barene perché rappresentano un ambiente unico ma spesso poco conosciuto, nonostante la loro importanza ecologica e la loro fragilità. Le barene sono un esempio concreto di come i cambiamenti climatici e l’attività umana influenzino gli ecosistemi costieri e parlarne direttamente sul campo permette di osservare i processi naturali, comprendere il loro ruolo nella protezione del territorio locale dove viviamo e riflettere su come tutelarli.

Inoltre, questa scelta nasce dal desiderio di valorizzare il legame tra scienza e territorio locale, e far conoscere da vicino questi ambienti significa riscoprire un patrimonio naturale e culturale che ci appartiene, ma che spesso diamo per scontato.
Per Fabiana “Ci sono due ragioni fondamentali, quella scientifica e quella del cuore. La scienza mi dice che per capire la Laguna, bisogna conoscere il suo paesaggio, che è fatto di velme, barene, ghebi, paesaggio che si declina poi non solo per la flora, ma anche per la fauna che attira e che li vive. La ragione del cuore è quella di poter vedere racchiuso in un unico fotogramma uno skyline unico, che comincia col Ponte della Libertà e finisce col campanile di Torcello, lasciando vagare lo sguardo sul limonium in fiore, cercando la salicornia e le altre essenze vegetali che sono presenti in barena, raccontando come la barena vive. Soprattutto raccontando che Venezia e la sua laguna non sono solo il Canal Grande o il bacino di San Marco o il Lido, ma che sono tutta la conterminazione lagunare, spiegando anche quanto la terraferma veneziana faccia parte della Laguna.”
Se doveste descrivere le barene che avete illustrato durante la walk cosa direste?
Le barene che abbiamo visitato durante la climate walk sono un ambiente estremamente unico, dove camminando tra i canali e le piccole isole di terra, ci si trova immersi in un paesaggio delicato e sorprendentemente vario. Durante il periodo tra fine agosto e settembre il limonium in fiore trasforma le barene in un tappeto di lilla e rosa, che si riflettono nell’acqua e rendono l’esperienza ancora più magica. Oltre alla bellezza, le barene sono importanti per la biodiversità, habitat per uccelli migratori e altri animali e piante, e allo stesso tempo fungono da protezione naturale contro l’erosione e l’innalzamento del mare. Passeggiare in questi ambienti permette di capire quanto sia delicato l’equilibrio tra terra, acqua e biodiversità.
Quali suggerimenti daresti a chi deciderà di andare a visitare la barena partendo da Passo Campalto?
A chi deciderà di visitare la barena partendo da Passo Campalto suggerirei innanzitutto di prendersi il tempo per osservare, essendo un ambiente in cui ogni dettaglio ci racconta un equilibrio delicato tra ambiente urbanizzato e naturale. È utile portare scarpe adatte e un abbigliamento comodo, perché il terreno può essere umido e irregolare, e magari un binocolo per cogliere la ricca fauna che popola l’area. Consiglierei anche di informarsi un po’ prima sulla storia e sulla funzione ecologica delle barene, il loro ruolo come difese naturali contro l’erosione e l’innalzamento del mare in un ambiente così delicato e unico della Laguna di Venezia. ll percorso prosegue lungo la pista ciclopedonale che costeggia la laguna, facilmente percorribile e adatta anche a chi vuole muoversi in modo sostenibile, osservando da vicino diversi scorci della laguna e di apprezzare come il paesaggio cambi con le maree e le stagioni.
E massimo rispetto per l’ambiente perché è nostro dovere conservare la barena e ammirare come muta attraverso le stagioni. Se poi venire in barena è anche trovarsi per una climate walk, pensiamo che non ci sia connubio migliore.



